Type de texte | source |
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Titre | Vita di Michelagnolo Buonarroti |
Auteurs | Condivi, Ascanio |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1553 |
Titre traduit | |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | |
Date d'édition moderne ou de réédition | 1743 |
Editeur moderne | Gori, Anton Francesco |
Date de reprint |
, "Notizie storiche", LX, p. 117-118
Qui cade in acconcio di togliere dalla mente del volgo ignorante una certa mala voce, che si sparse dopo la morte del Buonarotti, che avendo egli sì bravamente studiato anatomia, col fine di far più maravigliose le sue statue e pitture, spezialmente quelle del Giudizio Universale, che egli dipinse nella facciata della Cappella di Sisto; facendo continuamente notomia de\'cadaveri umani, per dipignere un Crocifisso, ammazzasse a bella posta un facchino: e ciò facesse per ritrarlo in quell\'atto compassionevole, che sperava, meglio così far conoscere la sua perizia ed arte. Ciò è falsissimo: e ben si comprende dalle sensate persone, che tale stravagante ciarla non poteva venire in capo ad altri, che a un Frate ignorante, il quale ebbe il coraggio (senza addurne le prove e i testimoni) di farlo noto al popolo un giorno dal pulpito, in cui declamava; il che si narra da Monsig.Sarnelli a carte 327 delle sue Lettere Ecclesiastiche. A me reca maraviglia, che questo dotto scrittore si mostrasse propenso a crederlo, e molto più a scriverlo. Se il Crocifisso dipinto da Michel Agnolo fosse quello, che ora, come mi fu detto, in Londra si conserva, e si vede nella Galleria di un certo Signor grande: o quello, che in un piccol quadretto si vede, e si ammira in questa Regia Galleria, e forse può essere il modello del quadro maggiore che è in Londra; dico che queste sole opere a noi note, ed altre immagini di Gesù Cristo Crocifisso lodate dal Vasari, e da altri, opere tutte del gran Michelagnolo, bastano a convincere tal voce di falsità, e d\'impostura; oltre di che ci resta a considerare l\'integrità de\' costumi, e la bontà, e la pietà di esso in più luoghi celebrata dal Condivi, dal Vasari, e da altri moltissimi scrittori altamente commendata. Il Sig. Barone Filippo de Stoch conserva nel suo ricchissimo Museo un quadro alto poco meno di mezzo braccio, in cui in terra cotta è effigiato a bassorilievo il cattivo Ladrone confitto in Croce con nostro Signore Gesù Cristo, ed è oltremodo stupendo, e maraviglioso; poichè nello scontorcimento, che fa, nell\'atto di spirare, di tutte le membra del suo corpo; nel gettare all\'indietro il suo capo, col volto pieno di rabbia, di dolore, colle ciglia aggrottate, esprimenti lo spasimo, ed in somma ogni più sensibil pena; clla bocca aperta, quasi che urli, e strida: meriterebbe certo, che disegnato fosse, ed intagliato da un peritissimo artefice, sicchè almeno un\'esatta copia passasse sotto gli occhi di tutti gl\'intendenti; perché ne arguissero dell\'originale l\'orrida vera bellezza, e l\'ultimo squisito gusto e pulitezza nella muscoleggiatura del corpo. Chi vede questo insigne lavoro potrebbe sospicare, che fosse vero quel che con troppa dabbenaggine, e simplicità fu detto. Ma Michelagnolo non aveva bisogno di questo, ne si sa che al naturale tenesse uomini nudi, come altri pittori e scultori hanno fatto, e come fece il Sansovino, che per fare la stuatua del suo Bacco, fece impazzare, e morire il suo garzone Pippo.
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